Gran parte del tratto di spiaggia antistante al Parco Naturale S.Bartolo è caratterizzata dalla presenza di scogliere frangiflutti.

Tali scogliere sono state sistemate allo scopo di proteggere le spiagge dal fenomeno dell’erosione. Su di esse, nel corso degli anni, numerose forme di vita hanno trovato l’habitat ideale per la loro sopravvivenza. Le scogliere forniscono substrati duri in un habitat altrimenti caratterizzato dalla costante presenza di sabbia.

Per questo motivo in tale fascia convivono specie tipiche di fondali sabbiosi con altre caratteristiche, proprie di aree rocciose. Questo mix consente di osservare rappresentanti di tutti le principali specie animali in un habitat così facilmente accessibile quanto misconosciuto.

L’insieme degli organismi che vivono a contatto del fondo viene chiamato benthos. Gli animali del benthos (larve, stadi giovanili dei pesci e pesci adulti) si cibano degli organismi provenienti dalla colonna d’acqua, denominati di zooplancton. Per zooplancton si intendono generalmente gruppi di piccoli crostacei erbivori chiamati copepodi, che a loro volta si cibano di fitoplancton, prodotto da alghe e piante presenti nell’ecosistema marino.

Questa serie di dipendenze costituisce la rete alimentare della scogliera, al cui vertice è possibile trovare i vertebrati e che possiede come primo fondamentale anello alghe e piante, che grazie alla capacità di produrre autonomamente i propri alimenti, sfruttando energia solare, esse costituiscono il cibo privilegiato per diversi tipi di organismi.

Flora Marina

Alghe e piante marine sono importanti componenti degli ecosistemi marini. Esse rappresentano il primo anello della catena alimentareGrazie alla loro capacità di produrre autonomamente i propri alimenti, sfruttando energia solare, esse costituiscono il cibo privilegiato per diversi tipi di organismi. Pur condividendo questa fondamentale funzione alghe e piante sono però profondamente diverse tra loro.

Le alghe sono così diverse dalle piante da essere classificate addirittura in un regno distinto. Pur presentando una notevole somiglianza con le piante, il corpo delle alghe, chiamato tallo, non ha le specializzazioni di queste ultime. Nelle alghe l’assorbimento di nutrienti e gli scambi gassosi avvengono lungo l’intera superficie.

Il loro ruolo negli ecosistemi marini è considerevole. Le alghe sono importanti produttori primari; grazie alla fotosintesi, esse producono ossigeno, energia e nutrimento per una grande varietà di organismi marini. Una eccessiva proliferazione algale, spesso conseguenza di inquinamento dovuto all’uomo, può causare gravi squilibri negli ecosistemi interessati.

Fauna Marina

Zone sabbiose
Nelle zone sabbiose, nascosti tra i granelli, si possono spesso incontrare dei piccoli fori segno della presenza dell’Arenicola marina, un verme polichete che vive infossato nella sabbia. Vermi policheti sono anche quelli del genere Sabellaria, che vivono in tubi rigidi di sabbia agglomerata. Queste strutture sono importanti per l’ambiente marino costiero in quanto svolgono un’azione di stabilizzazione dei sedimenti e un’azione di riduzione dell’erosione delle coste.
Nelle distese sabbiose si possono incontrare anche numerosi molluschi bivalvi, come la vongola adriatica (Chamelea galina) e gasteropodi (Nassarius nitidus). Tra i crostacei ricorrenti sono il paguro di sabbia (Diogenes pugiolator), il granchio nuotatore (Liocarcinus vernalis) e la cannocchia (Squilla mantis). Alcuni pesci vivono mimetizzati sul fondo, come la tracina (Tracurus draco) e la sogliola (Solea solea), mentre nella colonna d’acqua si possono incontrare banchi di mormore (Lithognathus mormyrus) e salpe (Sarpa sarpa). Al limitare con le zone rocciose spesso si possono vedere alcune triglie (Mullus spp.) intente a cercare cibo sul fondale e in tarda primavera numerosi esemplari di seppia (Sepia officinalis) che utilizzano la zona per riprodursi.
Frequentano la zona anche cetacei, come gruppi di tursiopi (Tursiops truncatus), e tartarughe marine (Caretta caretta).

Zone rocciose
Le zone rocciose sono sicuramente le più interessanti da un punto di vista della biodiversità. Numerosi organismi utilizzano questi substrati come ancoraggio o sfruttano gli anfratti come nascondiglio, attirando di conseguenza i predatori che a loro volta aumentano la diversità.
Molto comune è la presenza dell’anemone dalle punte viola (Anemonia viridis), uno cnidare dai tentacoli lievemente urticanti. Spesso tra i suoi tentacoli trovano rifugio alcuni crostacei, come i gamberetti del genere Palaeomon, per i quali questi risultano innocui. Numerosi molluschi bivalvi si trovano associati alle scogliere come la cozza (Mytilus galloprovincialis) e l’ostrica (Ostrea edulis). Presenti, soprattutto nel livello intertidale, alcuni poliplacofori come il chitone (Chiton olivaceous). Tra i crostacei è frequente l’incontro con il granchio corridore (Pachigraspus marmoratus) e la granceola (Maja spp.). Numerosa e diversificata la presenza tra i pesci di gobidi (Gobius niger, Gobius paganellus) e blennidi (Salaria pavo, Parablennus incognitus, Blennius rouxi). Si possono inoltre incontrare saraghi (Diplodus spp.), tordi (Sympodus spp.), occhiate (),Oblata melanura cefali (Mullus spp.).
Negli anfratti, con un po’ di fortuna, si può scorgere un gronco (Conger conger) o un cavalluccio marino (Hyppocampus guttulatus).